La vera storia alternativa della fidanzata di Alessandro Di Battista - IO E ALE 5 STELLE SOPRA IL CIELO - 3a puntata -La prima fan fiction del Dibba

Negli episodi precedenti di Io e Ale 5 Stelle sopra il cielo:

Maria Clara è una ragazza come tante, una ragazza esattamente come sei tu, cara lettrice: bellissima anche appena sveglia, intelligente, piena di compassione, sempre preoccupata per gli altri più che per se stessa; ma esattamente come te, cara lettrice, vive in un'Italia che non valorizza le sue qualità, in mezzo a finte amiche invidiose delle sue qualità, le quali reagiscono a questa loro inferiorità spendendo i molti soldi dei genitori e comportandosi come delle poco di buono. Un giorno una Maria Clara scoraggiata incontra Alessandro, un politico idealista ostracizzato dalle élite. Le sue parole fanno risvegliare l'animo ormai sopito di Maria Clara, come i suoi baci ne fanno risvegliare la sua passione. Tra i due è subito amore. Maria Clara incontra così altri componenti di questa pazza, pazza famiglia che è il MoVimento: incontra Luigino, un giovane essere umano benvestito e dai modi garbati che si esprime in modo balzano. Virginia, la candidata a sindaco di Roma, straordinaria ai fornelli e dotata di scarpe prodigiose che la fanno librare a centinaia di metri da terra. E Beppe, il capo, un po' scienziato pazzo e un po' burbero dal cuore d'oro, un po' pilota spericolato e un po' imbonitore. Ma una vecchia conoscenza di Maria Clara sembra abbia connessioni con le alte sfere della finanza e della politica: infatti un'alleanza formata da banchieri, politici europeisti, giornalisti della carta stampata ed ex mascotte televisive sembra temere il MoVimento a tal punto da ordire un misterioso piano, talmente misterioso che nemmeno lo scrivente conosce: cosa accadrà?

 

              

 

 

Le luci notturne di una Roma addormentata baluginavano dalla finestra chiusa. I loro corpi accaldati ed ormai sazi l'uno dell'altro giacevano supini sul letto a due piazze, lenzuola e coperte oramai un unico groviglio sul pavimento.

Alessandro giocava con i riccioli biondi di Maria Clara, attorcigliandoli e stendendoli, Maria Clara si prestava volentieri a questo gioco d'amore.

"Non posso credere che tra due giorni mi lascerai qui da solo, già mi manchi" le disse Alessandro.

"Ma debbo tornare a casa purtroppo, papà non sta bene, mia madre ha bisogno di un aiuto..."

"Ti capisco ed hai ragione. Perdona il mio essere egoista, la tua famiglia ha bisogno di te. Vorrei solo tu non dovessi fare questa folle corsa tra una città e l'altra, per guadagnare pochi euro con un auricolare all'orecchio, fingendo gentilezza con chi acquista e spende soldi fomentando il capitalismo, quello stesso capitalismo che poi gli renderà la vita un inferno. Se solo tutti quanti realizzassimo che i soldi non possono comprare ciò che conta davvero. I soldi non possono comprare un tramonto, o il sorriso di un bambino, o il voto di un cittadino"

"Ti ho mai detto di quanto siano belli i tuoi occhi?" Continuò Alessandro, fissandola "Occhi da cerbiatta. Viene voglia di coprirti di sangue e di metterti in un manifesto contro la caccia. Vorrei averli come te, ancora non paghi di meraviglia e di stupore per il mondo. I miei occhi, invece, hanno già visto troppe cose brutte, e temo ne portino i segni. Ho visto con i miei occhi la guerra, la carestia, il precariato. Ho visto la speranza svanire a poco a poco dagli occhi dei miei coetanei, li ho visti gettare i propri sogni sul fondo di una bottiglia, poi berseli con tutto il contenuto della stessa, per poi rigettarli in un vicolo buio e sudicio, per poi venire rapinati in quello stesso vicolo, e finire in mutande e canottiera in mezzo a vomito e sogni infranti. Ho visto tutto questo e sono stanco. Stanco di provare sempre rabbia quando vedo la situazione di questo paese, stanco di sentirmi su una nave che affonda"

"Non dire così Alessandro. Tu sei una roccia, so che nulla ti può abbattere"

 

 

"Vedi, c'è stato un momento, anni fa, in cui provai le stesse sensazioni. Ero in Cina, seduto in un bar all'aperto a Shangai. Dall'altra parte della strada vedo una ragazza cinese molto carina. Lei mi sorride, io le sorrido. Attraversa la strada per venirmi incontro, noncurante di un camion che sopraggiungeva. Il camion la centra in pieno, mi finisce davanti, le gambe spezzate, il ventre lacerato. Cerca di rialzarsi, non ci riesce, crolla esanime. E mi guarda. Mi guarda con quei suoi piccoli occhi cinesi, mi guarda e dice qualcosa tipo CIN CIUN CIAN, che ne so, sembrava un pokemon, ma anche se non capivo la sua lingua capii quello che dicevano i suoi occhi, i suoi occhi cinesi che penetravano nella mia anima, torcendomi le budella. E quegli occhi urlavano, ed urlavano la frase "Perché, Alessandro? Perché?". Quella è una domanda a cui non ho mai saputo dare una risposta. Ancora oggi mi chiedo se una risposta ce l'abbia."

Maria Clara si accorse che Alessandro piangeva e lo abbracciò da dietro, i floridi seni che premevano sui dorsali perfettamente scolpiti di lui.

"Non ho mai incontrato nessuna persona sensibile come te, Alessandro. Quando piangi è come se l'intero mondo piangesse. Una delle ragioni per cui ti amo"

"Non ti sei mai innamorata prima?" Le chiese.

Maria Clara si sedette.

"Sì, è successo, è stata... Una storia di cui non vado fiera."

"Ti prego, raccontami"

"No, sono sicura rideresti di me"

"Maria Clara, guardami, guardami! Ci sono due cose di cui non bisogna mai ridere: la volontà del popolo e l'amore"

Maria Clara si fece coraggio "Era... Una videocassetta"

"Una videocassetta???" Chiese Alessandro

"Sì... Era in regalo con Cento Cose Energy... Era una videocassetta con Pino Beccaria, Pino Beccaria dei Ragazzi Italiani. C'era questa videocassetta con lui, ecco... C'era lui a torso nudo che si stirava la camicia, i pantaloni ed i calzini, e guardava in camera dicendo frasi come 'A-ah' 'Avevi ragione' 'Beh, è lei a perderci' 'Certo che quella è davvero una zoccola' e io gli parlavo, gli raccontavo dei miei problemi... Ora penserai che sono una sciocca"

Alessandro le prese il mento tra pollice ed indice "Affatto. Quello che provavi era reale, come quello che io provo per te. Quello che costruiamo giorno per giorno insieme è reale, l'amore è reale, tangibile, come un corrimano in ferro o una teglia"

"Ale, c'è... Qualcos'altro. Mesi fa, quando ancora ci conoscevamo poco, io ho... Fatto un sogno strano"

"Quale sogno?"

"Ecco, c'era il tuo amico, Roberto Fico..."

"Ah, sogni lui ma le dirette streaming delle nostre fornicazioni non vanno bene?"

"Aspetta, ascoltami. Era... Anziano. Diceva che avrei dovuto impedirti di fare qualcosa, ma non so cosa..."

"Era solo un sogno, amore mio. Una rielaborazione delle nostre memorie."

"Ma fin da quando ero bambina faccio questi sogni strani, che in qualche modo si relazionano alla realtà... In questi mesi ho anche sognato che diventavi cattivo e volevi dominare il mondo, o un altro sogno in cui la mia vita era solo lo scherzo nato in un gruppo facebook di ultratrentenni barbuti..."

"Sciocchezze, Maria Clara. Ma se ti può far sentire meglio ti darò qualcosa che ti ricordi di me. Apri la mano e chiudi gli occhi"

"Ancora, Alessandro? L'ultima volta mi hai quasi slogato la mascella"

"Ma cos'hai capito, sciocchina, apri la mano, prendi quel che ti darò e tienilo vicino al cuore. Si tratta del ricordo di giorni migliori, giorni che sono sicuro torneranno. Quando ti sentirai scoraggiata o in pericolo tu guardalo, e capirai cosa fare"

Maria Clara prese il minuscolo foglietto e lo mise vicino al cuore. Poteva giurare di sentirne il calore.

 

 

Una cosa di cui Maria Clara non si stancava mai era assistere ai lavori parlamentari. Guardare Alessandro che lottava come un leone in un'arena fatta di ingiustizie e sgambetti la riempiva di orgoglio e di speranza in un futuro migliore.

A regolare i lavori in aula c'era la presidente Boldrini. Maria Clara ne aveva un po' paura: le sembrava di vedere una delle regine cattive dei film Disney, o uno di quei cartonati di Valeria Marini dell'IP che vedeva sempre andando a scuola: cartonati rimasti per anni sotto al sole ed alla pioggia, che avevano trasfigurato l'immagine della bionda matrona in un essere luciferino in minigonna.

"Onorevole DiBattista, prego esponga il progetto di legge" disse con la sua voce cantilenante.

Dagli scranni del MoVimento svettava, ora in piedi, Alessandro, fiero come Davide di fronte a Golia.

Maria Clara sapeva che in quell'istante gli uomini avrebbero voluto essere come lui, le donne andarci a letto, i bisessuali guardare.

"Cittadino, grazie" rispose Alessandro. Risatine tra gli scranni del MoVimento, DiMaio agitava il suo pungiglione in segno di approvazione

"I bambini!" tuonò "I bambini sono il nostro futuro! Un futuro che si nutre della fantasia. La fantasia è da sempre il motore della creatività, dell'ingegno, di tutto ciò che di buono ha da sempre offerto questo paese. Il nostro Paese ha bisogno di nutrire la fantasia, di nutrire il Domani, il Futuro. Ed è per questo che il MoVimento propone..." A quelle parole Roberto Fico si alzò in piedi, tenendo in alto uno stereo a cassette da cui uscivano le note di In Your Eyes di Peter Gabriel "...Propone che quando un grande attore americano muore, in special modo uno particolarmente amato dai bambini, con lui venga sepolto vivo anche il suo doppiatore. Dobbiamo tutelare i bambini! Non possono pensare che ciò che vedono sullo schermo sia falso!" Applausi dagli scranni del MoVimento, fischi e boati da quelli di Pidimenoelle e Pidimenoellepiùdueelle.

"Onorevole DiBattista, questo non va bene" disse la Presidente della Camera.

Luigino si alzò in piedi, lisciandosi il bargiglio. "Meep meep" disse al microfono.

"Onorevole DiMaio, questo è inaccettabile, ritiri subito quanto detto!"

Luigino trasse un profondo respiro, poi si avvicinò al microfono e disse, con molta calma "Ziga Zaga"

"Questo è troppo! Uscieri! Scortatelo violentemente fuori"

Il muro venne sfondato da pugni ben assestati, e dalla breccia uscirono i due uscieri a torso nudo, la pelata e la barba bene in vista, i suoni gutturali che a Maria Clara pareva significassero "Siamo dalla vostra parte".

Luigino non oppose resistenza. Un sorriso beffardo si delineava sul suo becco appuntito mentre i due energumeni lo sollevavano di peso portandolo fuori. Sapeva che questa battaglia perduta significava una vittoria più vicina nella guerra che si andava delineando.

 

 

 

La cena collettiva dei parlamentari 5Stelle si svolse come al solito nella loro sede centrale. Tutti i parlamentari e gli attivisti stipati nella piccola stanzetta, seduti su umili panchine mentre i leader del MoVimento avevano come al solito cucinato per tutti, portando sui tavoloni ricavati da pallet minestre e verdure tutte a chilometro zero.

Alessandro era ovviamente in prima linea, e rimestava nei pentoloni la minestra di fave e patate per gli attivisti

"Mangiate ragazzi, nutritevi, che il Domani non ci colga senza forze!"

Beppe come al solito disquisiva con ardore di teorie che i potentati avevano interesse a silenziare.

"...Esatto Andrea, esatto!" Diceva col suo tipico accento genovese "L'Eni non vuole mica che lo si sappia! Con tutti questi suicidi di imprenditori non vogliono mica che si sappia che il biogas generato dalla torsione di un corpo che esala il suo ultimo respiro può alimentare una casa di medie dimensioni per mesi e mesi! Sei lì, tuo marito si impicca, ti dispiace ovviamente, ma almeno per un anno non paghi il gas, chiaramente non te lo dicono, gli andresti a rovinare il giochino chiaramente. Lo sanno tutti, lo sa Alessandro, lo sa la Federica, lo sa il mio amico immaginario Vito Crimi..."

"Beppe, porca miseria, come te lo devo dire? Io sono reale. La scorsa settimana ti ho accompagnato a Forlì" piagnucolò Vito. Beppe gli accarezzava la testa.

"Vito, come te lo devo dire? Nessuno ti può sentire. Solo io"

 

           

Beppe e il suo amico immaginario

 

Maria Clara conversava con Virginia e Luigino:

"Certo, avevate ragione. Al contrario della televisione su internet ci si scambia opinioni circostanziate e puntuali, si dibatte con rispetto e si cerca avidamente la verità."

"Non durerà, purtroppo" disse Virginia, con una profonda tristezza negli occhi. "I partiti e l'establishment ha capito che possono usarlo per manipolare l'opinione pubblica e far cambiare idea su ciò che dovrebbero pensare. Sono sicura che stiano usando i soldi che noi usiamo per le imprese di microcredito e per aiutare tutti quei principi nigeriani per assoldare spietati animali da tastiera."

"Oh mio Dio, Virginia! E chi sono questi?"

Virginia si fece seria "Persone senza scrupoli. Gente che sparge menzogne per soldi e per click, gente con i brufoli, che ascoltano il metal! In una parola, troll. Parola norvegese, come il metal. L'ho letto su Wikipedia."

"E questi... Troll. A cosa credono?"

"A ciò che i loro padroni dicono loro di credere. Non certo a quello che noi diciamo loro di credere"

"Oddio, sembra spaventoso"

"Ma faremo qualcosa, lo giuro. Una volta che sarò diventato sindaco di Roma sarà guerra"

"Ma invece sull'immigrazione, che tipo di politica intendete adottare?" chiese Maria Clara

Luigino alzò la chela nell'intento di risponderle "Pee pee purupuà! Ka haaa!"

"Ah, ora mi è chiaro. Mi sembrano davvero scelte intelligenti.

Luigino mosse le antenne in segno di approvazione.

"Ci mancherai Maria Clara. Il tuo ottimismo è contagioso, e da quando ti conosce sembra che Alessandro sia rinato. Amore e democrazia è tutto ciò che serve a un uomo."

"Lo so Virginia. Ma aiuterò il MoVimento nella mia città, lo aiuterò a crescere, farò cambiare idea alle persone. Ed allora tornerò".

La porta dell'umile stanza si spalancò, rivelando Roberto Giachetti e due membri del suo staff dietro di lui. Il sorrisetto sardonico sul volto, tutti e tre vestiti con la consueta divisa del PD: jeans a sigaretta, chiodo nero, capelli imbrillantinati con ciuffo a banana, una sigaretta sull'orecchio destro ed un coltello a scatto nel taschino.

"Bene, bene, bene" disse Roberto "Chi abbiamo qui? La corte dei miracoli!".

La sua claque rise sguaiatamente.

Virginia si alzò in piedi "Non hai qualche stivale dell'establishment da lucidare, Roberto? Il tuo sindaco sembra impazzito negli ultimi tempi"

"Ignazio è uno sciocco, un sicofante" disse Giachetti mentre si accendeva una sigaretta proprio sotto un cartello di divieto di fumo "Continua a raccontare di come conosceva le Kris and Kris, di come possa parcheggiare dove voglia"

"Ma presto sarò io il sindaco, ed allora" Ignazio le si avvicinò, carezzandole la guancia "Sarà mio diritto... Averti"

Virginia si scostò "Preferirei la morte"

"Attenta a quel che desideri" La claque del PD rise, come due iene.

Alessandro gli si parò di fronte, i muscoli guizzanti sembravano incutere timore negli emissari Democratici.

"Me ne vado, me ne vado. Non c'è bisogno di scaldarsi. Tanto ancora poche settimane e tutto questo sarà mio di diritto!"

Una risata satanica accompagnò al sua uscita di scena.

Maria Clara si strinse nelle spalle. Se questi erano gli avversari, i cittadini avevano davvero qualche speranza?

 


Ma come in tutte le storie l'empietà colpisce quando ti senti al sicuro. E nel nostro caso colpì un mercoledì mattina, quando il signor Armando era a casa, come gli capitava da mesi durante le ore di luce.

La sua condizione di esodato lo aveva condannato ad un ruolo di paria. I ragazzini lo indicavano, ridevano e gli tiravano le pigne. Le madri coprivano gli occhi dei bambini e cambiavano strada. Armando non voleva diventare come gli altri esodati, attaccati artificialmente ad un videopoker mentre le scaglie sottopelle crescevano facendosi via via più visibili, i cartelli "Non date loro da mangiare dopo mezzanotte".

La mattinata televisiva prevedeva talk show che mostravano quale straordinario Paese fosse l'Italia, con Giorgo Mastrota che ballava una mazurka scatenata con una signora tenendo un'aragosta in mano, com'è costume fare dalle parti di Catanzaro.

Quel che gli spettatori non sapevano è che l'aragosta non arrivava dalle coste italiane, ma era stata importata dalla Turchia.

Fu allora che il telefono di casa suonò, interrompendo l'indiavolato ballo di Raidue.

Armando rispose svogliatamente, pensando fosse l'ennesimo call center che offriva servizi che non si poteva permettere

"Pronto?"

"Pronto, casa Acquacheta?" Una voce melliflua e serpentina

"Sì, con chi parlo?"

"Sono il Presidente del Consiglio non eletto Mario Monti"

Armando fece istintivamente il canonico gesto di riverenza che aveva imparato dalla televisione, toccando con la mano destra fronte, tallone e mostrando la pancia come segno di sottomissione

"Eccellenza, a cosa devo l'onore? Come posso aiutarla?"

"Volevo parlare con sua figlia Maria Clara. Volevo offrirle un posto di lavoro a spese dei contribuenti. Come mia assistente personale"

Armando era stupito, ed avrebbe potuto giurare che l'uomo all'altro capo dell'apparecchio stesse sogghignando.

 

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