Van Gogh il suicidato della società

È una tendenza delle nature elevate, sempre un grado al di sopra del reale, quella di spiegare tutto con la cattiva coscienza,

di credere che mai nulla sia dovuto al caso e che tutto ciò che succede di male succeda per effetto di una cattiva volontà cosciente, intelligente e concertata.

Cosa che gli psichiatri non credono mai.

Cosa che i geni credono sempre.

 

Nessuno ha mai scritto o dipinto, scolpito, modellato, costruito, inventato, se non, di fatto, per uscire dall'inferno.

 

Non ci sono fantasmi nei quadri di van Gogh, né visioni, né allucinazioni.

È la verità torrida del sole alle due del pomeriggio.

Il lento incubo genesico, a poco a poco elucidato.

Senza incubo e senza effetto.

Ma la sofferenza del pre-natale c'è.

 

I suoi paesaggi sono vecchi peccati che non hanno ancora ritrovato le loro primitive apocalissi, ma che finiranno per ritrovarle.

 

Un tempo l'anima non esisteva,

lo spirito nemmeno,

quanto alla coscienza, nessuno ci aveva mai pensato,

ma dov'era, del resto, il pensiero in un mondo fatto unicamente di elementi in piena guerra subito distrutti non appena ricomposti,

perché il pensiero è un lusso di pace.

 

Chi non puzza di bomba cotta e di vertigine compressa non è degno di essere vivo.

 

Di fronte a una umanità di scimmia vile e cane bagnato, la pittura di van Gogh è stata quella di un tempo in cui non ci fu anima, né spirito, né coscienza, né pensiero, nient'altro che elementi primigeni di volta in volta incatenati e scatenati.

Paesaggi di convulsioni forti, di traumatismi forsennati, come di un corpo che la febbre travaglia per portarlo alla salute esatta.

 

Io scavo, riprendo, ispeziono, aggancio e dissigillo, la mia vita morta non racchiude niente, il nulla inoltre non ha mai fatto male a nessuno, ciò che mi costringe a tornar dentro, è questa squallida assenza che passa e mi sommerge, a intervalli, ma ci vedo chiaro, chiarissimo, anche il nulla io so che cos'è, e potrei dire che cosa c'è dentro.

 

Inoltre, non ci si suicida da soli.

Nessuno è mai nato da solo.

Così come nessuno muore da solo.

Ma, nel caso del suicidio, ci vuole un esercito di esseri malvagi per decidere il corpo al gesto contro natura di privarsi della propria vita.

E io credo che ci sia sempre qualcun altro nel minuto estremo della morte per spogliarci della nostra propria vita.

 

E non credo al peccato cattolico, ma credo al crimine erotico da cui appunto tutti i geni della terra,

e gli alienati autentici dei manicomi si sono guardati.

O se no vuol dire che non furono autenticamente alienati.

E che cos'è un alienato autentico?

È un uomo che ha preferito diventare pazzo nel senso in cui lo si intende socialmente piuttosto che venir meno a una certa idea superiore dell'onore umano.

 

E conosco più d'uno scienziato russo o americano che ha trovato durante un'orgia la soluzione di tanti problemi elettrici e atomici

sin lì assolutamente impenetrabili.

 

Sintesi eliminatrice,

decantare,

trarre il particolare dal generale dopo aver generalizzato i particolari.

 

Antonin Artaud, Van Gogh il suicidato della società