unimi stereo love

ad agosto ho fatto compilare il modulo isee ad un ufficio competente, per avere borse di studio che poi non ho avuto perchè sono 80 euro-isee troppo ricco. poco tempo dopo sono andato allo sportello del settore contributi e diritto allo studio, per avere almeno l'esenzione della maggiorazione sulla seconda rata e l'iscrizione alla graduatoria delle 150 ore, che poi ho avuto solo la prima perché per la seconda ero troppo ricco, e a dirla tutta non ho avuto neanche la prima perchè non avevo con me un documento e non potevo consegnarla.

vabbè, mi dico, tanto c'è tempo, scade il due maggio.

circa nove mesi dopo, avendo un giovedì libero (l'ufficio apre solo il martedì e il giovedì, dalle 9 alle 13), vado a consegnare l'autocertificazione "perché se poi mi riduco agli ultimi giorni c'è pienissimo".

arrivo alle 12,40 e la fila riempie l'ufficio, riempie l'anticamera, esce dall'edificio e arriva fino alla scalinata. io mi dico ma figurati se questa è la mia coda, passo tutti ed entro, poi dubbio mi coglie e chiedo: è proprio la mia coda.

vado al posto che mi spetta, in fondo, e per essere sicuro chiedo ancora conferma che quella è la mia coda.

dopo venti minuti passano dei miei amici con le tagliatelle e le altre robe e mi invitano a mangiare da loro. io dico che aspetto, tanto tra dieci minuti l'ufficio chiude e vediamo come la risolvono, magari mi danno un tagliandino.

dopo altri venti minuti l'ufficio non chiude, ma in compenso comincia a piovere. io sono vestito come gli zingarelli perché quando si avvicina l'estate abbasso le tapparelle fino a settembre, così posso tenere aperti i vetri senza che dall'ufficio di fronte mi vedano, quindi al mattino non so mai che tempo faccia fuori. io sono vestito come gli zingarelli, si diceva, e quindi ho un po' freschino. non freddo, freschino.

prima che incominci a piovere seriamente quelli allo scoperto decidono di andare al riparo, tanto oramai si sa chi viene prima e chi viene dopo e non c'è rischio che qualcuno imbrogli.

si sono formati i gruppetti, la gente si parla, si formano amicizie in cui nessuno sa i nomi degli altri. c'è la più varia umanità, ci sono quelli che tengono banco e intrattengono tutti con racconti di vario genere, e ci sono quelli che si fanno i cazzi propri, magari due battute sull'organizzazione degli uffici. io sono tra questi.

le ore passano, anche perchè c'è una sola povera donna che deve gestire tutti e gestire anche l'ufficio, e nemmeno lei è troppo contenta, anche perchè il suo lavoro doveva terminare alle 13 e sono le tre e mezza.

dopo quattro ore (dal mio arrivo, alcuni erano lì da molto più tempo) la folla comincia a diradarsi, una specie di bidella chiude le porte per non fare entrare più nessuno, la situazione diventa più intima. quando qualcuno si allontana dallo sportello ci sono accenni di ola e saluti calorosi. si riescono a sentire i discorsi di alcuni mentecatti con la sportellista, gente che ha fatto quattro ore di coda senza capire un cazzo, e chiedono ma io cosa devo fare? ho perso il bollettino, ma io non ho i requisiti però voglio pagare di meno lo stesso, e sono i veri responsabili della dilatazione dei tempi.

alla fine tocca a me, dietro ci sono solo quattro o cinque persone con cui non ho stretto contatti nemmeno visivi. ci metto un minuto e mezzo a fare quello che dovevo, esco salutando cortesemente la sportellist, che pure non ha ancora perso la pazienza, ma non gli ultimi in coda.

in silenzio vado a piedi fino a casa, anche se fa fresco, perché non ho voglia di aspettare anche l'autobus, e questo senso di svuotamento non mi ha ancora abbandonato.

 

poi c'è da dire che gli innamoramenti estemporanei in coda, sull'autobus, senza scambiare nemmeno una parola, sono diventati praticamente una moda negli ultimi anni, ne scrivono gino e michele sulla smemoranda e si fanno i gruppi di facebook. così adesso uno è in coda o sull'autobus e si sente quasi obbligato a innamorarsi di qualcuno.

io, avendo avuto quattro ore di tempo, ho scelto la ragazza che era davanti a me, ma senza troppa convinzione, tanto per passare il tempo.

aveva i capelli mossi, che non arrivavano alle spalle, con la riga. i lineamenti erano ben definiti, non c'era niente di accennato, ma senza esagerare: il naso non era troppo lungo né il mento troppo sporgente. stava in silenzio e a volte si mordeva le labbra. aveva più anni di me, all'apparenza, ma io mi convincevo che forse no. probabilmente del centro italia, ma parlava l'italiano con poche inflessioni, a voce bassa. la cosa che più mi ha colpito erano i vestiti: si vedeva che aveva speso poco, forse addirittura al mercato o in uno di quei negozi con i cartelloni fluorescenti, ma comunque riusciva ad apparire fine e con un suo stile.

eravamo gli unici due senza ombrello sotto la pioggia.

quando è andata via non ci siamo salutati, chè quelli delle feste erano già partiti.