TUTTI GLI UOMINI, TRANNE ME

TUTTI GLI UOMINI, TRANNE ME
Si chiama doppio legame una serie di richieste contraddittorie che provengono dalla stessa persona.
È stato ipotizzato che tutti, nel corso della nostra vita ma specialmente da bambini, siamo esposti a questa pratica comunicativa e quelli che se la passano peggio ne escono fuori schizofrenici o almeno un po’ nevrotici.
“Devi sempre dire la verità” “Dimmi che mi vuoi bene”.
Nel discorso femminista, in momenti come questo ma anche in generale, è comune che ai maschi sia chiesto di “fare la loro parte”, di esporsi, di parlare ad altri maschi, di educarli etc.
Sotto questo spirito suppongo sia nato il numero di novembre di Grazia in cui, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, una serie di uomini della cultura e dello spettacolo è stato chiesto di “dire quello che non dicono”, cioè di affrontare il loro rapporto con la maschilità in ottica femminista.
Tutto bene finché non succede quello che succede e il livello di tensione sale al punto che dal discorso femminista sale l’altro ordine contraddittorio al genere maschile: state zitti, vergognatevi, bel mansplaining, basta parlare.
Una delle vignette più condivise in questi giorni rispondeva polemicamente proprio alla copertina di Grazia con una carrellata di uomini che confessavano stupri e nefandezze “quello che gli uomini dicono”. La pagine della rivista è stata riempita di commenti dal tenore simile.
Questo doppio legame, dicevo, è costitutivo del discorso femminista della terza/quarta ondata ma in momenti come questo, quando la tensione è alle stelle, si esprime in tutta la sua forza.
A tuonarlo più esplicitamente di chiunque altro è stato proprio un maschio, Vittorio Cateni di Potere al Popolo che ha scritto su instagram:
“se sei un uomo ti do un consiglio:
stattene zitto e rifletti.
scendi in piazza e renditi utile.”
Fa strano sottolinearlo ma non è un unico consiglio: sono due e contraddittori. Devo tacere o manifestare? Farmi da parte o lottare?
Che poi sia un maschio a dare questa sequenza assurda di ordini ad altri maschi, parlando invece di stare zitto, chiude il paradosso ermeneutico.
Infatti, la maggior parte dei maschi che hanno cercato di rispondere alla doppia chiamata impossibile del doppio legame, lo hanno fatto incarnando il doppio legame dentro dichiarazioni così subdole e ipocrite da mettere i brividi.
Ogni maschio che ha pubblicamente preso parola per dire cose tipo “sì mi vergogno, sì tutti gli uomini, sì se non ti vergogni sei tu il problema” ha risposto alla tensione che si respira sui social in questi giorni nel più meschino e fariseo dei modi.
Combattendo il “not all men” ha prodotto lo “yes all men (but me)”
Dicendo pubblicamente di vergognarsi si è segnalato come virtuoso.
L’atto contraddice il contenuto del messaggio.
Chi dice di vergognarsi in quanto maschio sa bene che nessuno e nessuna, neanche la più estremista, gli farà mai davvero colpa di essere nato così. Costoro infatti non confessano neanche uno delle varie microviolenze che potrebbero aver fatto in passato (e non penso che dovrebbero), ma pubblicamente si assumono questa colpa generica e, proprio mentre lo fanno, con questa pseudoumiliaizione pubblica, se la scrollano di dosso, scaricandola su tutti gli altri. Sì, tutti i maschi, tranne me. Il meccanismo è davvero elementare nella sua meschinità, eppure funziona. O meglio, funzionicchia perché dal doppio legame non si può davvero fuggire e non sono mancate risposte di terzo livello a questi stessi maschi, ripresi per avere COMUNQUE preso parola in qualche modo.
Perché succede questo? Come se ne esce?
Credo che la contraddizione principale da cui emerge il doppio legame del discorso femminista è che la prima rivendicazione del movimento per contrastare episodi del genere è una rivendicazione di lunga, lunghissima durata: l’educazione dei maschi.
Ora, questa richiesta non può essere esaudita qui ed ora da nessuno. Si chiede di diventare persone migliori ma -sotto il peso dell’emergenza- l’unico modo per rispondere a questa domanda è… dichiararlo. Dire “sono buonoooo!”. Ridicolo no? Infatti è la spinta che genera il primo livello di risposta il “not all men”. Il secondo livello, di chi ha introiettato parte del discorso femminista è la gaslightata di cui sopra “YES ALL MEN BUT ME, VI PREGO SALVATEMI”.
Un livello di dibattito pubblico così infantile non fa bene a nessuno.
Su richieste più concrete, che sono emerse o emergeranno dalle mobilitazioni, come, chessò, progetti educativi nelle scuole, ulteriori fondi ai centri antiviolenza, ripensamento delle procedure che attivano i suddetti centri e così via, di queste cose si può discutere e si possono essere condivise.
Ma non chiedete agli uomini ordini impossibili, dimostrazioni di essere contemporaneamente cattivi ma buoni, atti di viscidissima e fintissima umiliazione pubblica.
 
Alessandro Lolli
 
meme di Daniele Zinni