Scrivere di cinema su Internet. Tre consigli facili facili.

Con l'avvento della rete tutti possono scrivere di cinema. Con l'avvento della rete tutti scrivono di cinema. La tirata di Nanni Moretti in Caro Diario sui critici tromboni che scrivono di cappelli deliranti e iperfemminismo oggi è superata dalla realtà. Nanni non deve più copiare sul proprio diario la recensione di Henry, pioggia di sangue. Basta un CTRL+C / CNTRL+V da uno degli innumerevoli blog, siti, portali (ci sono ancora?), pagine facebook, che si occupano di cinema per dischiudere iperboli fiammeggianti, letture politiche di minchiate pazzesche, recensioni che sembrano scritte da Ken Loach su film di Ken Loach.

 

È l'era dell'abbondanza, baby.  That's the press, baby.  Hasta la vista, baby.  Non ci si può fare niente. Anzi, qualcosa ci si può fare. Con lo spirito accelerazionista che la contraddistingue, Visiogeist vi offre un'agile guida in tre punti per aspiranti critici cinematografici del cyberspazio.

 

1) Le recensioni possono essere scritte in molti modi, ma c'è una costante essenziale. Devono contenere le parole DOLENTE, PROGRAMMATICO e NECESSARIO. Raramente si ha la necessità di utilizzarle tutte e tre; in genere è sufficiente una di queste a rendere la recensione bella, giusta, e degna di essere letta. In breve: dolente è un attore un tempo famoso oggi ridotto male dalla droga che interpreta se stesso, programmatico è una cosa ingiustificabilmente brutta in un film di un regista di cui non si può parlar male, necessario è documentario/docudrama/Pietro Marcello. Ricorda: le parole sono importanti. [Metapunto 1) è importante utilizzare spesso la locuzione “Le parole sono importanti” {pur consci del fatto che, ovviamente, sono più importanti le azioni, e anche tanto} quando si discute di politica su Internet con altri cinefili].

 

2) L'annosa questione Lav Diaz/Clint Eastwood. Dunque. A dispetto di ogni buon senso, Clint Eastwood NON è fascista. Ha supportato i peggiori criminali candidatisi alla presidenza USA, girato Gunny, diretto e interpretato un film in cui difende dei cinesi buoni da dei cinesi cattivi trattando i primi come cuccioli di panda e i secondi come i batteri della peste. Eppure. Magia. Non è fascista. La prova è che lo dice Il Manifesto. Con implausibilità uguale e contraria i film di Lav Diaz non sono atrocemente noiosi. Si direbbe – pro-tip – che sono necessari.

 

3) La promozione. Hai scritto le tue belle recensioni, i saggi critici, le retrospettive, quella fondamentale rivalutazione del cinema troppo presto dimenticato di Alberto De Martino. Ma se non ti legge nessuno a che serve? Se nessuno ti CTRL+C/CTRL+V sul suo diario. Se nessuno ti commenta su facebook. Se nessuno ti condivide sdegnato. Come lacrime nella pioggia. Come il tipo di Interstellar. #foreveralone. C'è una soluzione. Quando scrivi qualcosa, dillo su Facebook. Facile, lo faccio già, dici tu. Fai di più. TAGGA TUTTI. TUTTI. TU-TTI. Chiunque ti passi per la testa. Non è fastidioso, anzi di solito è gradito, soprattutto se ci metti una frasetta passivo-aggressiva tipo “leggi e condividi, se ti va” o “una mia piccola riflessione”.

 

Sei pronto alla tua avventura da critico? Go get 'em, tiger! Domani nella battaglia, pensa a me! Motore, azione!

 

Humphrey Barbarian