quella volta che james franco non fece sesso con lindsay lohan allo chateau marmont

Ero al Bungalow 89 dello Chateau Marmont, il vecchio hotel dove stanno le star. L'hotel è nascosto dietro a un muro, su Sunset Boulevard, a ovest di Laurel Canyon, proprio nel cuore di Hollywood. Il Bungalow 89 è nell'area dei cottage, separata dall'edificio centrale, dove c'è la piscina. Era il tramonto.

Il Bungalow 89 non è famoso come il Bungalow 3 (Belushi) o il Bungalow 2 (Gioventù bruciata). È famoso solo nella mia testa, perché è dove ho incontrato per la prima volta Gus Van Sant, e perché ci vivo da nove mesi mentre fanno dei lavori a casa mia. Quando ci ho incontrato Gus, lui stava seduto sulla comoda poltrona in soggiorno, suonava una chitarrina rossa e parlava con me. Era il periodo dei casting per i ruoli da non protagonista del suo film sugli ultimi giorni di vita di Kurt Cobain. Il ruolo per cui mi avrebbe visto bene alla fine andò a Lukas Haas, il ragazzino di Witness - Il testimone, con Harrison Ford. Haas era uno dei membri originari dei Pussy Posse, la gang che gravitava intorno a Leo DiCaprio negli anni Novanta, nell'era post-Titanic e pre-Scorsese.

Lukas Haas aveva una scena di sesso gay nel film di Gus. Con Scott Green, il tipo che dice di doversi fare uno col cazzo grosso nella scena del caffè cinese di Belli e dannati. Il suo monologo era probabilmente ispirato, almeno in parte, alla realtà; nello stesso film aveva aiutato River Phoenix a fare ricerca per il suo ruolo di giovane marchettaro. Che mi fa tornare in mente una storia che Gus poi mi raccontò su River a Portland, durante la preproduzione. River era stato fermato dalla polizia perché indossava dei jeans con un buco così grande davanti che gli usciva l'uccello.

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Tra gli ospiti dello Chateau Marmont c'era anche una ragazza di Hollywood. Era riuscita ad avere dal direttore la chiave della mia stanza. La sentii inserire la chiave nella porta d'ingresso e girarla, ma avevo fatto scorrere il chiavistello e quella cosa—non so come si chiama; è tipo una catena ma con due sbarre—che impediva alla porta di aprirsi.

Disse, "James, apri la porta."

Dall'altra parte della stanza c'era la foto di un bambino vestito da marinaretto, con un cappello rosso da marinaio, e tranne che per i capelli biondicci (più simile al colore di mio fratello) mi somigliava.

Disse, "Apri la porta, frocio secchione blogger del cazzo."

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Comunque, la scena di sesso gay di Last Days, quella con Lukas Haas e Scott Green, alla fine fu tagliata.

I Pussy Posse dovevano essere da quelle parti mentre Leo girava Celebrity con Woody Allen. Leo interpretava un attore party-monster che distrugge le stanze degli alberghi e si gode la vita in giro per il mondo sfruttando la sua celebrità.

Più o meno in quel periodo Leo fu notato dal folle produttore di American Psycho (lo stesso che poi avrebbe finanziato Buffalo '66 e Spring Breakers) mentre si aggirava con un pappagallo bianco sul balcone di un grattacielo di New York. Anche se Christian Bale era già stato confermato nella parte di Patrick Bateman, questo folle produttore—chiamiamolo il Folle Produttore—offrì la parte a Leo. Il che gettò nel panico la produzione del film: ci fu un momento in cui il casting era completamente per aria, e il Folle Produttore era a Cannes e poteva dichiarare che la star di Titanic, il film più amato dalle ragazzine di tutto il mondo, avrebbe interpretato il personaggio più spregevole della letteratura americana degli ultimi decenni, un seviziatore e killer di donne. L'idea era migliore di quanto sarebbe stata la messa in pratica.

Era il periodo della New York da vertigine. Leo era uno dei cameraman di Fight Harm, l'esperimento di Harmony Korine ispirato ad Andy Kaufman e portato avanti a suo di droghe. Nel film Harmony provocava risse con i buttafuori della città e veniva pestato mentre i suoi amici riprendevano (tra i cameraman c'era anche David Blaine). Il progetto fu abbandonato quando un buttafuori mise la gamba di Harmony sul bordo di un marciapiede e ci saltò sopra.

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Il mio telefono squillò. Squillò un bel po', finché poi non risposi.

"Non hai intenzione di lasciarmi dormire, vero?"

"Pensi che sia io? Lindsay Lohan. Dillo. Dillo, come se fosse una tua proprietà. Non è più il mio nome."

"Lindsay Lo-han."

"Voglio solo dormire sul tuo divano. Mi sento sola." "Non faremo sesso. Se vuoi venire qui, ti leggo una storia."

"Una storia della buonanotte?"


"Si chiama 'Un giorno ideale per i pescibanana'."

Pensate che l'abbia creato io? Questo drago, questa leonessa, questa furia di Hollywood, terrore di Sunset Boulevard, Demone dello Chateau Marmont? Pensate sia stato io?

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Foto di Adarsha Benjamin

Ah, certo, dopo aver girato Milk, Gus mi portò in giro per Portland, facendomi fare il "Tour Belli e dannati", compresa la strada nel cuore della downtown dove stavano i veri marchettari, una strada detta "l'Accampamento" perché era stata uno squat a cielo aperto negli anni Trenta, e il nome era stato tramandato fino ai giovani marchettari degli anni Settanta e Ottanta senza che nessuno ne conoscesse l'origine. Mi fece vedere l'edificio inagibile in cui Keanu e River vivevano insieme agli altri senzatetto, che adesso è un ristorante, e anche un motel in degrado in cui la produzione alloggiò durante la prima settimana di riprese, quella in cui girarono la scena della strada e Keanu era pronto a lasciare il film perché non era soddisfatto dalla propria performance (che poi si rivelò una delle sue migliori di sempre) e River entrò nella piccola stanza d'albergo di Keanu, ubriaco perché era stato giù al bar con Udo Kier, saltò sul letto di Keanu e finse di essere l'Incredibile Hulk, per tirarlo su di morale.

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E poi lei si fece aspettare. Stavo seduto sulla comoda poltroncina su cui una volta si era seduto Gus, mentre strimpellava la sua piccola chitarra rossa. Guardai il ritratto, dai, quello del bambino biondo. Un ritratto del mio fratello fantasma—pensai che quel ragazzo a Gus sarebbe piaciuto.

E fuori dalla finestra, tra le tegole di ceramica rossa dei tetti spagnoli, appena un po' a sinistra, c'era un cartellone di Gucci, così vicino che praticamente era parte dell'hotel, e sopra c'era la mia faccia gigante perché, vedete, ero il testimonial dei loro profumi, abiti, e occhiali. In questa pubblicità ho il pizzetto e sono seduto in una Ferrari vintage blu, che guardo nella notte: un concept di Nicolas Winding Refn, famoso per Drive, famoso per la trilogia di Pusher. L'indicazione che mi dava quando giravamo la pubblicità per Gucci era sempre, qualsiasi cosa facessi: "Less is more; niente è tutto." Penso fosse la stessa che dava in Solo Dio perdona.

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Bussò alla porta. Era in pigiama. A piedi nudi.

C'era una volta un tipo, uno di Hollyood, che leggeva Salinger a una giovane donna che non lo aveva mai letto. Chiameremo questa ragazza Lindsay. Era una ragazza di Hollywood, ma in disgrazia. Sapevo che le sarebbe piaciuto Salinger, perché piace a quasi tutte le giovani donne. Le lessi due deiNove racconti, "Un giorno ideale per i pescibanana" e "Per Esmè: con amore e squallore". "I pescibanana" era fantastico perché c'era una madre opprimente all'altro capo del telefono, niente a che vedere con la vera madre di Lindsay, ma comunque le faceva bene sentire la vicenda madre-figlia. E poi c'è questa ragazzina nella storia, Sibyl, e il suicida pallido, Seymour, che le bacia un piede e le parla dei pescibanana, quei bellissimi pesci fallici che infilano la testa nei buchi e si abbuffano—avrebbe dovuto chiamarsi "Un giorno ideale per i pescicazzo"—e poi, bum, si spara.

Poi lessi "Per Esmè", che è praticamente la stessa storia di "Un giorno ideale per i pescicazzo". Un uomo va in guerra. Rimane traumatizzato. Poi viene salvato dall'innocenza di una ragazza. La struttura di questa storia è molto bella. Sì, storie, storie, storie, storie. S-t-o-r-i-e.

E cosa possiamo dire di tutta quest'ossessione per l'innocenza? Salinger sarebbe un compagno per giovani donne, donne giovani reali, per anni, e poi, una notte fatidica, ci andrebbe a letto insieme e l'amicizia finirebbe. Dopodiché, dopo averle scopate, non sarebbero più le ragazze innocenti che corrono nei campi di grano per essere prese al volo prima di arrivare al precipizio. Sono andate oltre, e a spingerle oltre è stato lui.

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E pensai a quel cartellone e a quello che era per me, grazie a Gucci; quel cartello enorme sul Sunset, l'arteria principale di Los Angeles; la volta che mi sono arrampicato di tegola in tegola e mi sono erto al di sotto di esso; io, un piccolo e trasandato puntino con un cappello Rolling Rock, e sopra c'era la versione di Gucci 30 volte più grande di me in un tuxedo nero attillato. E poi, quando Gus e io abbiamo fatto lo show al Gagosian, dove abbiamo proiettato una nuova versione di Belli e dannati [My Own Private Idaho nell'originale] incentrata sul personaggio di River, Mike Waters ("Waters" come "River") e lo abbiano chiamato My Own Private River, Gucci ci ha permesso di usare il cartellone, e ci abbiamo messo una foto della nuca di River, perché lo spettacolo si intitolava Unfinished, e River ha vissuto una vita incompiuta. Era il fine settimana degli Oscar, quelli che ho presentato, e dietro le quinte di quello spettacolo, quello spettacolo meraviglioso, Terry Richardson ha fatto delle foto; e avevamo questo progetto di fare un libro con delle foto (lui) e delle poesie (io) sugli Oscar, sullo Chateau Marmont e su Lindsay Lohan, e volevamo tornare all'albergo e fare delle foto con Lindsay, che in quel periodo sembrava stare meglio ma forse non stava davvero meglio. Ma io ero così arrabbiato per gli Oscar perché avevano tagliato la mia scena—avrei dovuto cantare la colonna sonora di Burlesque, "You Haven't Seen the Last of Me", vestito da Cher—che non sono andato da Lindsay per le foto. Più tardi, lei ha messo in giro una storia falsa, che Terry stesse lavorando a un sex book su me e lei.

 

Eravamo sdraiati a letto. Non avevo intenzione di scoparla. Aveva la testa sulla mia spalla. Ha cominciato a parlare. Io l'ho lasciata fare.

"Prima che le cose andassero male, ero a New York per la prima di un film che ho fatto con Robert Altman e Meryl Streep. Dopo il film ho portato James Franco e le due giovani figlie di Meryl al locale del momento, il Bungalow 8, nel Meatpacking District. Era il posto per me. C'erano tutti i miei amici: compagni di scuola, mia madre nel suo miglior vestito da troia, guardie del corpo, e greci. Avevamo il nostro tavolo nell'angolo, la nostra bottiglia.

"Ho preso due pastiglie di ossicodone e le cose sono andate per il verso sbagliato. Il dj era un tipo barbuto di nome Paul. Mi ricordo di avergli chiesto 'Don't Stop Believin'' dei Journey. Ricordo di essermi appoggiata allo schienale, e ricordo di aver cercato di alzare la voce, di parlare a quel ragazzo carino con una camicia rossa a quadretti, James."

"Biascicavo. Le mie parole rotolavano e si appiccicavano e non uscivano."

"Una mia compagna di scuola continuava a parlare con lui, cercando di fare la carina, ma lui era lì solo per me. Ho detto a Barry, la mia guardia del corpo, di portarla via dal nostro tavolo. E lui l'ha fatto."

"Ho portato James al bagno. 'Sai perché Amy mette gli specchi ovunque qui dentro?' ho detto."

"'Perché?'"

"'Così puoi guardarti mentre scopi.'"

"Non mi ha scopata, quella merda. E comunque cosa ci faceva lì? Era la mia serata. La mia serata con Meryl, la mia serata in cui tutto andava bene, quando avevo tutto quello che volevo. Quasi."

"Mi sono scopata uno dei greci invece: uno stronzo nasone ubriaco cazzo grosso. L'abbiamo fatto in bagno. È stata la miglior serata della mia vita."

Poi si è addormentata.

La foto del marinaio era ancora lì, immutabile ed eterna, quando i primi raggi del sole hanno colpito la mia faccia sul cartellone di Gucci, lì fuori. Il me-cartellone era la mia versione vampiresca: succhiava qualcosa da tutte le persone in tutte le auto che passavano di sotto.

Ed era immortale. Sempre giovane; sempre attraente.

Le ho passato le dita tra i capelli e ho pensato a questa ragazza che dormiva sul mio petto, la nostra ragazza di Hollywood d'invenzione, Lindsay. Che farà? Spero per lei che vada meglio. Vedete, è famosa. Era famosa perché da bambina era un'attrice di talento, e ora è famosa perché finisce nei guai. È ferita. Per un po', dopo i suoi giorni più infernali, non trovava lavoro perché non poteva essere assicurata. Pensavano che sarebbe scappata dai set per andare a divertirsi. La sua carriera ne ha sofferto, e ha cominciato a farsi arrestare (per furto, per guida in stato di ebbrezza, per incidenti d'auto, per cose simili). Ma gli arresti, anche se si sono sommati, non sono mai stati il fondo emotivo per lei, perché le davano la stessa attenzione dei film, una volta. Le venivano offerti soldi—tanti soldi—per le sue memorie dal carcere. Per cui, come poteva smettere di fare la pazza se la risposta al suo lavoro e la risposta alla sua vita erano diventate una cosa sola? Due performance, nei film e nella vita, si erano fuse in una sola.

Ma credo che quella sui tabloid sia una performance che non può durare. Dopo un po' è un veicolo fuori controllo, che va avanti per inerzia.

Le maschere sono importanti quanto la realtà. Le maschere sono la nostra realtà. La realtà di tutti. La vita è una recita. Quando un attore recita bene, spesso la gente dice, "Che ottima scelta." Per cui, se la vita è la tua grande recita, hai fatto buone scelte?

Ho fatto un sogno sui vampiri, e ho sentito una voce. Era un demone. Il demone ha detto, "Vivo della celebrità, e sono la celebrità. Sono il potere concesso a persone come te dalla miriade di riflettori della celebrità: i tabloid, i blog, le fan page, il modo in cui viviamo nella mente dei fan, il modo in cui la gente ci percepisce attraverso i ruoli nei film, ecc. Questo è il tuo personaggio pubblico, in parte creato da te e dalle tue azioni, in parte da questi riflettori che agiscono insieme e diventano me." Era una voce di permissione, una voce di castigo, una voce suprema.

"Fa' qualsiasi cosa. Tu sei immortale e vivrai per sempre, sugli schermi e nella mente delle persone. Il tuo essere fisico vive sopra le loro teste, negli alberghi da sogno, in castelli di spazio rarefatto, e il tuo spirito abita le loro menti, mentre i tuoi denti e il tuo cazzo nutrono i loro corpi."

Li ho visti tutti, in diverse posizioni, e nella stessa posizione, e io, come uno scultore, li posizionavo e plasmavo. O come un coreografo, gli facevo ripetere gli stessi passi, ancora e ancora.

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C'è un'area lontano dal corpo principale dell'albergo dove stanno i bungalow. Al centro della disposizione di bungalow in gesso c'è una piscina ovale come una pillola blu, rannicchiata tra felci, palme e banani. Tende alla selva, circondata da sentieri in pietra. Di giorno, d'estate, sirene e tritoni villosi ne ornano le mattonelle. Di notte, le luci subacquee elettrificano la piscina blu zinco, e la superficie fa ondeggiare il riflesso rosso fuoco dell'insegna al neon dello Chateau su Sunset Boulevard, sopra i paparazzi e le minigonne.

Per nove mesi, mentre facevano dei lavori a casa mia, ho abitato nei bungalow. Prima nell'82, vicino al piccolo Buddha della lunga fontana gocciolante. Anche Lindsay Lohan era lì. Lo Chateau era casa sua, e i membri dello staff erano i suoi servi. Ottenne la chiave della mia stanza. Una notte entrò alle tre. Mi sono svegliato sul divano, cercando di non sembrare sorpreso. Invece di scoparmela, le ho letto un racconto su una figlia trascurata.

Lindsay mi cercava ogni notte. Il mio amico russo, Drew, era sempre nei paraggi come uno spettro. Lui, come il dipinto biondo, era il mio doppio, che scriveva sceneggiature su stupri e omicidi. Era un Dostoevskij hollywoodiano, aveva perso tutti i soldi al gioco. Giocavamo un sacco a ping pong. La mia stanza era al secondo piano, i muri esterni erano abbracciati dalle piante rampicanti. Ogni notte Lindsay mi cercava, e io mi nascondevo. Fuori dalla finestra c'era Hollywood.

Questo racconto fa parte del libro di James Franco, Hollywood Dreaming (Insight Editions), uscito il 23 settembre negli Stati Uniti. James è anche autore delle raccolte di racconti Palo Alto e Actors Anonymous.