quando c'era berlinguer

Sono seduto, sono tranquillo in auto accendo l'autoradio e riesco a sintonizzarmi su Radio3. In genere non ce la faccio, Radio3 è sempre soffocata da altre radio e in certe zone di Genova non si prende, spesso quelle dove ce ne sarebbe più bisogno. Tipo casa mia.
Comunque, sono in auto e sento Radio3, sto ascoltando questa trasmissione di cinema che ascolto da una vita, è una trasmissione che una volta ho vinto anche un libro indovinando il film della settimana, ho telefonato e ho detto "secondo me è la carne di Ferreri" e loro mi hanno detto bravo ha vinto, e io ho detto posso aggiungere una cosa, e loro mi hanno detto certo ci mancherebbe, e io ho detto "uccidete Silvano Agosti". E loro non hanno detto più niente, poi mi hanno ritelefonato e mi hanno detto se volevo partecipare alla trasmissione il giorno dopo e spiegare a Silvano Agosti perché dovevano ucciderlo.
E io ho detto va bene. Oggi, a vent'anni di distanza mi pento di aver usato quell'espressione, "uccidete", perché la gente è peggiore di quello che pensavo all'epoca. Oggi direi qualcosa di diverso, culturalmente più preciso, ma all'epoca dissi quello.
Il giorno dopo mi ritelefonarono e io rimasi in attesa del mio momento e intanto preparavo da mangiare per una donna paralizzata e un vecchio con un tumore alla testa, li controllavo dalla porta per essere sicuro che non si facessero del male, e intanto aspettavo di parlare alla trasmissione e dire quello che dovevo dire a Silvano Agosti. Avevano un grosso telefono grigio a disco, come usava in quegli anni. Con un odore di persona e plastica e circuiteria. La signora fissava il vuoto scuotendo leggermente la testa, l'uomo stava con i pugni l'uno sopra l'altro, poggiati sul tavolo, e la sua testa posata sui pugni. Un terzo del cranio era coperto dalle bende di medicazione del tumore, che poi avrei dovuto pulire.
Quindi quella trasmissione l'ho ascoltata per tanti anni, e nel momento in cui inizia questo racconto sono in auto e sento che parlano di un documentario, e questo documentario è su Berlinguer. E io ascolto e sento parole nobili su Berlinguer e dopo un po' capisco che chi sta dicendo queste parole nobili e un po' retoriche su Berlinguer è Veltroni, e che la persona che ha fatto questo documentario è proprio lui, Veltroni. Mi vedo la sua faccia da pesce, serio, gli occhi che strabuzzano e sento la sua voce nelle casse.
Quando realizzo che sto ascoltando Veltroni parlare del suo documentario su Berlinguer su Radio3, mi accascio sul volante, accosto. Metto la fronte sul cerchio gommoso del volante e alla cieca, con la mano destra, schiaccio, finché non cambia la stazione e non parte qualche radio per le etnie sudamericane.

fv