mia zia è un drone impazzito
mia zia è un drone impazzito
getta bombe all'idrogeno sulle feste di matrimonio,
umilia i bambini, prende a squali in faccia i camerieri.
avvolta in una nuvola di peste e brillantini
da una sperduta galassia leggendaria,
lancia il segnale luminoso:
voi non mi amate, e io mi ucciderò,
ma prima di farla finita ruberò il ciuccio a quella palla di lardo
che gioca felice nella piscinetta, accanto alla pineta.
mia zia è un caccia in fiamme in picchiata verticale su bagnini,
baristi, ristoratori e giardinieri, e in generale tutti le maestranze del pianeta,
con particolare propensione per i concierge improvvisati.
sa come trattare con la guardia costiera,
avanza senza paura e all'urlo bestiale del leinonsachisonoio
mette in riga i ricchi stronzi delle barche e la loro spazzatura di lusso.
il popolo della playa la onora e lei ricambia
e nessun ridicolo giacobino ha mai pensato, si è mai azzardato
ad avvicinarsi, a toccarla, a ghigliottinarla.
mia zia è una tankette T-27,
avanza astuta nelle nevi del sestriere.
intorno a lei tragedia e topi, stelle danzanti e caos nicciano,
sonagli ai piedi della servitù, un bel regalo di natale sotto l'albero.
racconta lugubre di come le fiabe di andersen
abbiamo plasmato per sempre il suo immaginario di bimba prodigio:
a tre anni letto da sola tutti i grimm, tutto oscar wilde,
il novellino, sacchetti e il cunto de li cunti.
barattato presto innocenza e conoscenza.
diventata malinconica, lisergica, immaginifica.
mia zia è una treccani apocrifa scritta da un frate pazzo medioevale
in preda a una visione mistica post demone meridiano
e se ne fotte delle verità storicamente assodate.
quello che lei dice è Verbo, è Mito, è Leggenda.
al matrimonio di mia cugina (sposo israeliano)
ha confuso i pogrom con i kibbutz
e ha ingaggiato una lotta nel fango con mia madre
per la giusta pronuncia di samuel beckett.
all'ultimo pranzo di pasqua ha lottato indomita contro orde di parenti
per sostenere la vittoria dei romani a canne.
mia zia è kālī vestita in sartoria,
iniziazione violenta all'immaginazione,
è shivaismo vecchio piemonte:
irrealtà ultima di tutte le mie estati
terrore e mistero dei mie giorni di bambina.
se scrivo poesie probabilmente è colpa sua.
Francesca Genti