LO SCHEMA PONZI CULTURALE

A chi piglia due lire per scrivere un articolo, tradurre un libro, fare un'illustrazione bisognerebbe far capire che spesso i soldi non ci sono per davvero: che le riviste e gli editori con cui collaborano non li legge nessuno, che la loro attività non produce nessun reddito, che domani falliranno perché sono tenute in vita artificialmente. Dov'è il famoso plusvalore? Non c'è più. Ma chi si nasconde dietro questa improduttività per far lavorare gratis gli altri dovrebbe riconoscere che il suo guadagno è di altro genere, e lo chiameremmo "plusvalore reputazionale". Vale per gli individui come per le aziende. È quello che spende il banchiere Matteo Arpe quando sventola la proprietà di Pagina99 come se fosse un orologio d'oro. È quello che spende Massimo Coppola quando trasforma la sua esperienza presso ISBN, di fatto economicamente insostenibile, in un biglietto da visita per andare a dirigere Rolling Stone o collaborare in RAI. Tutto sta nel muoversi abbastanza in fretta da un progetto insostenibile all'altro, creare reputazioni per accumulare la propria, poi se necessario dare la colpa al mercato che non capisce la bellezza di un certo progetto. I più bravi riescono persino a passare dalla parte delle vittime, e alcune delle vittime a raccogliere qualche briciola. Perché anche le bolle speculative, prima di scoppiare, producono un profitto di alienazione.

Raffaele Alberto Ventura