le nuvole

Uno dei più ributtanti pregiudizi contemporanei è che le nuvole debbano necessariamente apparire velocizzate in timelapse. Tempo fa il timelapse impazzava, oggi lo zoccolo duro è giusto la sigla di House of cards (o forse è già tempo di revival). Questo crea sentimenti di inadeguatezza e dei modelli irraggiungibili per le nuvole, che si vedono rappresentate mentre viaggiano a velocità proibitive, si gonfiano e si evolvono in modo del tutto irreale. È di pochi giorni fa la notizia di una nuvola vittima di bullismo che si è dissolta, c'è una colpa nelle istituzioni e nelle correnti che l'hanno sparpagliata, ma sarebbe ipocrita non dare la giusta responsabilità anche ai media, colpevoli di rappresentare le nuvole in forma estetizzata, quasi sessualizzata, creando un'aspettativa nel pubblico che si traduce in violenza sociale ai danni delle nuvole dalla "bellezza autentica". Sembra che l'unica via di uscita da questo deprimente stato di cose sia un colossale crowdfunding che ristabilisca un senso di realtà nei media, andando a rallentare in modo selettivo le riprese delle nuvole nei documentari, nelle sigle e anche nei filmati amatoriali diffusi ovunque nel web. Le nuvole sono belle anche a velocità normale, non prendiamoci in giro e non obblighiamole a snaturarsi con sensibili contraccolpi psicologici e fisici. Perché è inutile salvare le forme, se non abbiamo più il tempo di vederne sempre di nuove e fantasiose in quelle delle nuvole (appunto, per la vertiginosa velocità dei timelapse).