le feste di compleanno dei figli

Io e mia moglie, dopo aver conosciuto, chiacchierato, ed essere diventati amici dei genitori di tutti gli anni dell’asilo e delle elementari e delle medie di nostra figlia, abbiamo giurato una sera che per il secondo figlio non avremmo rivolto la parola a nessuno, non avremmo partecipato a nessuna iniziativa scolastica e non saremmo andati a nessuna festa. Piuttosto, avremmo comprato una babysitter – ma comprato, però, che fosse di nostra proprietà per sempre – per fare tutto questo. Poi abbiamo scoperto che babysitter non ne vendono facilmente; poi mia moglie ha ceduto alle prime chiacchierate con altri genitori, quindi alle prime feste. Ha detto che era ingiusto non farlo anche per l’altro figlio. Lo sapevamo che era ingiusto, ho sostenuto io, anche quando abbiamo giurato, ma abbiamo giurato lo stesso. Grazie alla fedeltà al giuramento, sono riuscito a saltare un sacco di feste del primo anno di scuola materna di mio figlio. Ma poi è arrivato il giorno in cui mia moglie non c’era, la babysitter non c’era, altri genitori che se lo prendevano non c’erano, e ho dovuto per forza accompagnarlo io.

Le feste dei bambini non finiscono piú. Non perché siano particolarmente lunghe; sei tu che vorresti che finissero mezz’ora dopo. E quindi guardi l’orologio all’inizio ogni minuto, poi meno, poi meno, poi meno. Il tempo di alzare la testa e vedi tutti gli altri genitori che guardano l’orologio e vedi in loro la stessa espressione espressione sconvolta che hai avuto tu rendendoti conto di quanto poco tempo è passato dall’ultima volta che lo hai guardato. Pensavi che fosse passato molto piú tempo. E calcoli la quantità di tempo che non è passato mentre credevi che fosse passato rispetto all’enorme quantità di tempo che deve ancora passare e che non passerà. Le uniche distrazioni sono gli infortuni dei bambini, in particolare del tuo. Parecchio tempo lo trascorri a mangiare pizzette e patatine, a bere coca cola senza caffeina, a parlare con gli altri genitori che si vorrebbero ammazzare quanto ti vorresti ammazzare tu. Ma la maggior parte del tempo lo trascorri guardando nel vuoto, facendo finta di pensare a cose molto importanti della vita, mentre stai pensando a quale scusa pazzesca puoi trovare per dire che all’improvviso dovete andarvene; ma poi pensi che tuo figlio si dispiacerà, e non puoi farlo. Infatti gli chiedi, speranzoso: ti stai divertendo? Ma lui risponde sí. E senti anche gli altri genitori che chiedono ai figli: ti stai divertendo? Ma quelli rispondono tutti sí.

Quando c’è uno che risponde no, cala un silenzio improvviso. Il genitore lo prende per mano e dice: forse è meglio che andiamo. E sono pronti ad andare e noi li guardiamo invidiosissimi e l’ultima speranza che abbiamo è la frase che dirà il genitore del festeggiato, una frase davanti alla quale bisogna arrivare preparati, e comunque non è detto che ce la si possa fare. Perché dipende da tanti fattori, ma piú che altro dal tuo coraggio. Noialtri in quel momento tifiamo per il genitore del festeggiato, perché non desideriamo che qualcun altro riesca a fare quello che noi non possiamo fare. La frase arriva, implacabile. Ma c’è la torta! Il genitore che vuole andare via farfuglia, cerca di opporre resistenza, ma il genitore del festeggiato è forte del potere della gentilezza, oltre a quello del sadismo (anche lui avrà tentato altre volte di scappare via da una festa, e non glielo hanno permesso, gli hanno detto che c’era la torta; e uno dei motivi per cui ha organizzato questa festa è per desiderio di vendetta). Dài, aspettate la torta e ve ne andate. E noialtri adesso stiamo per goderci il momento piú bello: il bambino e il genitore che si tolgono di nuovo il cappotto mentre dicono: vabbe’, dài, aspettiamo la torta. Il tempo continua a non passare, e la torta non arriva mai. Ma non perché la torta arrivi in ritardo, sei tu che non vedi l’ora che arrivi, guardi l’orologio, il tempo non passa e la torta non può arrivare se il tempo non passa. Allora ricominci a guardare nel vuoto, e adesso che non hai altro a cui pensare, occupi quel tempo per pensare davvero alle cose della vita. In realtà, spesso, alle feste dei bambini, hai il tempo di ripercorrerla per intero la tua vita, di valutare tutti i passaggi, ricostruire gli errori, qualche volta addirittura immaginare le ipotetiche vite che avresti vissuto se non fosse accaduto ciò che è accaduto ma un’altra cosa. A questo punto, tra gli eventi che sono accaduti e potrebbero essere non accaduti, appare sempre anche il momento in cui si è concepito questo figlio che ora hai accompagnato alla festa, o ancora prima il momento in cui ti sei innamorato della persona con la quale poi un giorno avresti concepito il figlio che hai accompagnato a questa festa. Ovviamente non pensi affatto che sarebbe stato meglio se non fosse successo. O meglio, lo pensi ma sai con chiarezza che lo stai pensando solo perché oggi è toccato a te portarlo alla festa. Ma ami tuo figlio profondamente, e non vorresti cambiare una virgola della tua vita proprio perché nella tua vita hai finito per concepire questo figlio che ami cosí tanto. Solo che adesso, poiché hai molto tempo davanti a te prima che arrivi la torta, hai il tempo di giocare, diciamo cosí, con le ipotesi alternative e immagini questo sabato pomeriggio in giro per le multisale della città, davanti ad aperitivi coloratissimi, immerso in orge in cui tutti sono felici perché nessuno è coinvolto sentimentalmente. O forse saresti in chissà quale parte del mondo in un altro fuso orario a fare le cose che si fanno in quel fuso orario. Alla fine di questa specie di allucinazioni, torni in te con una sensazione mista di tristezza e di euforia. Poi guardi l’orologio ed è passato pochissimo tempo. Il genitore del festeggiato è molto lontano dal tirare fuori la torta. Il bambino che se ne stava andando effettivamente non si diverte, ma a questo punto anche lui è in trappola. Quando, dopo molto tempo, all’imbrunire, arriva la torta, tu, stressato, ne mangi in quantità smodata, e appena dopo cerchi di infilare il cappotto a tuo figlio, e arriva il genitore del festeggiato che dice: ma adesso apre i regali! Poi guarda tuo figlio e gli dice: apre anche il tuo! E tuo figlio, da solo, si sfila il cappotto.

Piccolo, Francesco. Momenti di trascurabile infelicità (L'Arcipelago Einaudi) (Italian Edition) . EINAUDI. Edizione del Kindle.
Piccolo, Francesco. Momenti di trascurabile infelicità (Einaudi)