Labranca ricorda Maradona

PREFAZIONE DI TOMMASO LABRANCA all'albo n.1 di El Dié
Maradona!!
Due sono le cose cui può aspirare un umano: essere fatto santo o essere trasformato in un personaggio dei fumetti. Inutile precisare che la seconda ipotesi è molto più allettante della prima, anche perché può capitare mentre si è ancora in vita. Ed è altrettanto inutile dire che, soprattutto dopo la sventagliata di beatificazioni e canonizzazioni fatta dell'attuale pontefice, è più raro trovarsi in testa un fumetto che un aureola. La fumettizzazione va quindi riservata solo ai massimi benefattori dell'umanità. E' quindi giusto che sia stata concessa a Diego Armando Maradona.
Perché solo a lui? Perché Maradona è davvero meglio di Pelé e di tutti gli altri calciatori massimi. Non essendo tifoso non posso esprimere alcun giudizio tecnico. Ma in quanto presunto iconologo non ho remore nel dire che Maradona è meglio di Pelé, è meglio di Ronaldo. Perché l'icona-Maradona è calda, partecipante, umana (troppo umana!), diffusa. Di Pelé ho in mente immagini fredde, mentre si profuma con il Brut 33 o in doppio petto da manager. E di Ronaldo ricevo solo impressioni di fragilità, notizie di legamenti e ossa che si rompono. Maradona è una specie di veicolo corazzato, quindi in grado di sostenere il ruolo di supereroe in un fumetto senza conseguenze meniscali che lo tengono poi lontano dalle tavole per svariati mesi.
Nel fumetto a lui dedicato, prima di diventare un supereroe, Maradona viene eletto Presidente dell'Argentina senza neanche sapere di essere stato candidato. Simili cose succedono solo nei comics, purtroppo la realtà è ben più sciagurata. Nel nostro Mondo Reale e solo una decina di anni fa, un sondaggio indicò che se in Italia vi fosse stata l'elezione diretta del Presidente della Repubblica il Popolo Bue avrebbe mandato al Quirinale Pippo Baudo, ai tempi stella televisiva di massimo fulgore.
Ma che prestigio avrebbe conferito alla nostra nazione uno come Baudo, il quale già a Mentone o a Locarno risulta ignoto? Molto meglio Maradona che gode di fama globale.
Perché esiste una globalizzazione sostenibile ed è quella che non produce mostri commerciali, ma icone-pop, in particolare strafighe o calciatori, che spesso poi si accoppiano tra di loro e, rimbalzando tra Novella 2000, °Hola! e Blick, favoriscono la globalizzazione del gossip. Natalia Estrada nuda o Maradona con la maglia del Napoli sono icone-pop globalizzate che troviamo sui desktop dei PC impiegatizi a Grosseto come a Santa Fe, a Bucarest come a Rotterdam.
Questo perché si esprimono con un linguaggio fatto non di parole che richiedono una faticosa traduzione, ma di segni universali come i capezzoli e i gol. Avere queste icone tutti i giorni sotto gli occhi ce li rende membri delle nostre famiglie allargate e immaginarie. Ecco quindi che all'inizio del fumetto incontriamo El Dié che, dopo una vita dedicata al calcio, prende parte in pelliccia rosa e pantofole all'interramento di un suo amico. Proprio come succede con certi parenti, che vediamo solo a funerali e matrimoni, e questa cosa ce lo fa sentire ancora di più uno di famiglia.
Saputo di essere diventato Presidente, Diego non si scompone ed entra subito nel ruolo. Diciamo che un po' forse se lo aspettava. I Cechi nel 1993 scelsero come presidente una figura intellettuale e di prestigio come lo scrittore Havel. Siccome Borges è morto e del biondo trio canoro Las Trix non si sapeva chi scegliere, gli Argentini avranno giustamente pensato che l'unica celebrità degna dell'onore di insediarsi alla Casa Rosada fosse Dieguito. Il quale, indossati occhiali da diva e fascia, lancia subito il suo programma di governo: aumenti di stipendio e lavoro per tutti. Come dire... un impegno concreto. A differenza della Diva Politico-Imprenditoriale italiana, Maradona non si inchina avanti agli USA, ma dichiara guerra, a colpi di supereroi. Da questo punto in poi occhio ai margini delle tavole, alle scene di insieme che pullulano di personaggi trasmigrati da altri cartoni o comics, chi più chi meno noto.
Ma quelli noti sono un altro simbolo della globalizzazione sostenibile e che ci piace perché permette la presa-per-il-culo globalizzata. La diffusione a livello globale di personaggi come Dana Scully o Dragon Ball ci permette di ridere a Milano come a Buenos Aires delle loro trasformazioni in Dana Sculo o nel meravigliosamente pampasizzato Dragon Bolas.
E' questa la globalizzazione che ci piace, perché permette a noi latini di capirci a distanza e di ridere delle icone imposteci dal mondo anglosassone. Ma, soprattutto, ci fa sentire tutti cazzoni mai cresciuti, a Milano come a Buenos Aires, e tutti membri di una sola, grande scuola media globale.
Tommaso Labranca
(da El Dié #1- Topolin Edizioni)
 
tnx to  Zenibova Yubabenska