La coda come strumento di marketing dello snobismo di massa
L'affermazione della coda come strumento di marketing della società dello snobismo di massa rappresenta uno dei segni più vividi del passaggio dalla contrapposizione destra - sinistra a quella sistema - antisistema.
La coda fino agli anni '70 era l'emblema delle società comuniste, in cui ci si doveva mettere in coda per fare la spesa, mentre la società occidentale si basava sull'efficienza, sull'organizzazione e sulla disponibilità di beni superiori alla domanda tale da permettere di non fare code.
Con la caduta del muro di Berlino, la coda acquisisce progressivamente valore fino a diventare emblema della società antisistema per cui fare la coda per ciò che è essenziale è inammissibile ma per ciò che è superfluo costituisce un valore aggiunto, paradigma dello snobismo di massa che caratterizza l'inizio di questo secolo per cui tutti desiderano le stesse cose, a patto che siano (credute come) esclusive.
Un esempio, calcolatrice alla mano, la coda da Grom: Grom produce gelati industriali che contengono additivi addensanti, per cui all'atto della messa sul cono il gelato sarebbe più consistente del gelato artigianale, e allora i conisti lo rimestano più volte con la paletta prima di servirlo per fargli prendere aria, operazione che porta via tempo e facilita l'insorgere davanti ai negozi di code che paradossalmente sono state viste all'inizio come garanzia di qualità e genuinità e adesso sono diventate un rito per scelta gusto-consultazione smartphone.
Altrettanto imprescindibile è la coda per entrare in discoteca, a qualunque latitudine, una discoteca che non prevedesse coda all'ingresso sarebbe semplicemente, letteralmente vuota: i silent party ci insegnano che si possono avere discoteche senza musica, ma non discoteche senza coda (coda che è propedeutica al fatto che le discoteche aprano e chiudano tardi, al fine di impedire ai vecchi di frequentarle, in quanto si sveglierebbero rintronati al mattino).
La funzione strumentale della coda in quanto accessorio del superfluo non è accettabile in quanto inconveniente dell'essenziale: basta sfogliare qualche giornale per riscontrare numerosi casi di cavallerie rusticane al pronto soccorso, ai semafori, agli uffici postali, semplicemente perché c'era troppo da aspettare, c'era coda, fino alle solite impennate di economisti napoletani che si danno al bagarinaggio dei posti prioritari in coda, con successivo intervento dei soliti Carabinieri, GDF, ecc.
E forse la coda non è premiante anche sul lavoro? Chi risponde al telefono, chi smaltisce i compiti affidati in pochi giorni è forse poco impegnato, mentre un parere atteso per giorni settimane mesi diventa subito più pesante, più importante.
Ne deriva una regola aurea, valida in tutti i contesti, eccetto che per la cottura del soufflé: lasciate squillare il telefono, lasciate aspettare (i famosi "cinque minuti e sono lì" quando il famigerato milanese non è ancora nemmeno atterrato a Malpensa), laissez faire, laissez patienter.