inclusivo è il nuovo prestigioso
Se il termine ‘resilienza’ è da tempo diventato l’Aloe Vera dei discorsi sull’architettura e la città , il termine ‘inclusività ’, che ne era forse la quinoa o la spirulina, ne sta seriamente sfidando il titolo di ‘parola magica’: concetti del tutto condivisibili la cui ripetizione e soprattutto il cui uso pervasivo, inappropriato e generico ha trasformato in ciondoli apotropaici indossati a caso per attrarre la benevolenza di un pubblico che non ci è dato di conoscere.
Fin qui tutto bene; trovo però che una seria ‘cancel culture’ dovrebbe intraprendere un’opera faticosa ma necessaria: quella di individuare e catalogare l’occorrenza del termine ‘prestigioso’ negli annunci pubblicitari dal 1990 al 2010 - termine di evidente connotazione divisiva e sciovinista - e sostituirlo con il vocabolo ‘inclusivo’, ben più vicino ai valori ecosmart di questo nuovo millennio.
Cino Zucchi