Il salone del Libro 2015 in tredici rapide mosse

Il salone del Libro 2015 in tredici rapide mosse

Siete rimasti gli unici del vostro ufficio / scuola a non essere stati al Salone del Libro? Eccovi il comodo riassunto per non fare figure e dimostrarvi up-to-date!

  1. La crisi è finita: più spettatori, più vendite, più espositori. Berlusconi la sa lunga, conviene buttarsi a investire in case editrici. Ma perché fondarne una nuova, quando c'è n'è una con un bel catalogo e un proprietario fighetto come Isbn? Tra l'altro l'ultimo libro pubblicato da loro sta andando a ruba.  
  2. Opinione comune è che lo stato pestilenziale dei bagni del Salone del Libro rispecchi quello dell'editoria italiana. A conferma ci sono i bagni dell'IBF, quelli degli editori stranieri, un'oasi di pace e tranquillità.
  3. C'è chi si scandalizza per la presenza di editori a pagamento in mezzo agli editori veri, ma è inutile negare l'esistenza di quello che è uno dei mestieri più antichi del mondo e che sempre esisterà. Ma allora perché non creare, come aveva anche proposto a Roma il Sindaco Marino, un'area a luci rosse solo per gli editori a pagamento? Così almeno sono lontani dalla vista dei bambini.
  4. Ci si può prenotare per l'ostensione della Sindone, ma la vera Sindone è il vestito di Philippe Daverio, che si aggira per l'afosissimo Salone con giaccotto e panciotto.
  5. Il poeta Guido Catalano invece gira per il salone con il doppio delle muse con cui gira Sgarbi, e anche l'età è più bassa. E poi dicono che la poesia...
  6. La posizione fa: Pif dietro lo stand di RadioRai c'erano scene di isteria di ragazzine che volevano farsi fare il selfie, anche dal vetro. In giro per gli stand, le tipe erano sparite, rimanevano solo gli intellettuali organici al sistema come noi che gli abbiamo regalato La Verità.
  7. La posizione fa 2: godibilissimo il derby quotidiano tra le ragazze della casa editrice Cartman e i loro dirimpettai, una cinquantina di ragazzetti addestrati da venditori con tanto di poster motivazionali che assalivano i passanti con un'offerta per un improbabile corso di mnemotecnica. Le ragazze redarguivano giustamente gli ubervenditori quando cercavano di agganciare i visitatori  che stavano guardando lo stand di Cartman. Certo che per tenere stand con le mnemovendite tanto vale tornare a chiamarsi Fiera invece che Salone.
  8. Anche al Salone il maschio alfa ormai va in giro con risvoltino e scarpino senza calzino. Tocco di classe, portare in una mano il libro filosofico 42!*, per darsi quell'aria da intellettualino che non guasta.
  9. Una cosa che stringe il cuore sono i fa-fa-ca, famosi in fase calante: Daria Bignardi e  Gabriele La Porta che girano guardandosi intorno con l'aria interrogativa di chi "ma come? non mi riconosci? non mi fermi?" 
  10. Sono dieci anni che in ogni film tutti usano il mac, ovviamente. Gli unici che non vanno al cinema sono gli organizzatori dell'Incubatore, che non avevano adattatori per proiettare con il mac e così ogni conferenziere doveva organizzarsi per conto suo.
  11. L'editore giustamente più spocchioso di tutti é Henry Beyle. I suoi libri intonsi da tagliare con un bel tagliacarte d'osso sono una gioia per gli occhi. Poi però c'è sempre il visitatore sprovveduto che pensa che il libro sia fallato e ne chiede un altro, al che il nostro lo guarda malissimo: è la door selection per essere suo cliente.
  12. Invitare quelli di Caterpillar a parlare di libri è come far sponsorizzare l'Expo da Mc Donald's: siamo stati ospiti di un'ora di trasmissione e non è emerso un concetto uno sul mondo dei libri. Tanto vale non parlarne.
  13. Alberto Forni è un'istituzione più del Presidente del Salone del Libro Ernesto Ferrero: imperdibile la sua rassegna sugli orrori del Salone 2015.