Il progetto
Glossoreati di Bologna. In un'epoca serenamente priva di intenzionalità e di prospettive in grande, ogni microsforzo artistico viene festeggiato con l'esagerazione della lingua che di solito si concede ai bambini: ogni foto è un progetto fotografico, ogni arpeggio è un progetto musicale, ogni disegno è un progetto artistico. Magari anche bei disegni, belle foto, ma dov'è la dimensione progettuale?
Al di là dell'ironia (la maggiore ironia risiedendo nel fatto che gli stessi artisti promuovono questo lessico, senza offendersi), forse stiamo assistendo a una ridefinizione del concetto di progetto: non più qualcosa di intrinsecamente strutturato, stratificato, ramificato, lungo, faticoso, etc. ma tutto ciò che ha richiesto anche solo un grammo di sforzo umano, fisico o mentale. Forse, al di là del valore simbolico e simpatico nell'industria culturale, progetto è la linea di confine che stiamo inconsapevolmente costruendo per distinguere la nostra opera da quella delle macchine. Un ultimo disperato marchio di autenticità, prima di chiudere definitivamente bottega.
Vittorio Ray