il primo andare al mare
Così, è arrivato a Roma, il consueto andare al mare. E' un tempo che dura poco, dal primo soleggiare deciso, al primo grande caldo. Dentro a questo tempo accadono però molte cose. La cosa che accade adesso è la peggiore, l'indecisione.
In questa fascia temporale, si mischiano, il sabato e la domenica, lungo il litorale, due riti che possono mischiarsi solo nell'Estate piena e in località adeguate. Invece, tra Ostia e Fregene, viaggia questa spaventosa indecisione, perchè le persone non sanno, giunte sulla sabbia, chi sono. Tutti, quasi tutti, sono venuti a mangiare, quindi tendenzialmente vestiti come gente che andrà a mangiare al sole, come in una piazza della città. Si concedono solo qualche gingillo del mare che verrà, una sandalino, un corallino, un prendisolino. Ecco, però, che quando arrivano, il tavolo non basta più. C'è come una improvvisa confusione, che fa smarrire l'ordine della partenza cittadina. Perchè, questo è il punto ferale, oltre al tavolo apparecchiato, è apparso, come una epifania, lì, a pochi metri, vuoto, disponibile, ammaliante, un lettino solare. E altri, già ben rivolti al sole. Ecco, in questo attimo, avviene, in questa aria da Germania sul mare, in questo incerto sole da Basilea. La sequenza è concatenata, senza vie d'uscite, la via all'orrore è segnata. Non si resiste al lettino ma sul lettino non si può stare vestiti come per un pranzo, allora si deve scegliere, si deve vivere il tempo dell'indecisione. Cosa mi sfilo? Cosa elimino? Cosa posso sfilare senza pentirmi e offrire la malinconia di una resa primaverile. Eccoli, ciascuno ha deciso e da ogni scelta si percepisace l'esatta identità di ciascuno. O meglio, ciò che ciascuno pensa di essere. Il tavolo prenotato aspetta, mangiato vivo dai mangiatori di calamari che non hanno prenotato ma loro, ad occhi chiusi, al sole, pensano solo ad una cosa. Quanto tempo di questo smarrimento di me, di questa imprecisione, di questo consapevole orrendo gusto, posso reggere. Come, con che movenze mi devo rivestire sabbiosa e approdare al tavolo. E Dio Mio. che colore avrà la mia faccia, questa settimana, che è già adesso.
Invece a Milano via manzoni al mattino con gli scooteroni, i dhl in seconda fila, l'armani privé, i bar dei praticanti legali crudo brie e salsa tartara, i ristoranti da magnaccia, i magnaccia, il bus rosso sightseeing, le vetrine antiproiettile, la fretta, l'estetica del milanese imbruttito, i taxi, i clienti del taxi, le sigarette dei taxisti, le commesse in french che sferomonano, gli ex cinema convertiti, il cappio di pashmina, la guerra in fila per chi passa prima, potrebbe indurre pensieri lugubri ma hey va tutto bene, è questa la vita.
Umberto Contarello & Riccardo Mauri
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