Gli stellati sono l'antitesi del concetto di ospitalità

Gli stellati sono l'antitesi del concetto di ospitalità

In questo periodo di ponti, capita magari di andare a visitare delle città d'arte nella nostra bella Italia: personalmente, dopo aver constatato che non ci sono ristoranti stellati, ho scelto Ferrara e Ravenna, uno splendido weekend.

Il rischio di finire ostaggio per 2-3 ore di uno chef stellato, delle sue manie e dei suoi menu degustazione, avrebbe infatti inesorabilmente compromesso la gita; oramai come le liste degli allergeni mi premuro di controllare di non finire per sbaglio in un ristorante stellato, soffocato da noiosi rituali sempre uguali: gli apribocca, il menu con i piatti descritti con tre ingredienti (rapano, petrolio, polimeri) per cui bisogna chiedere la spiegazione, le descrizioni noiosissime, il pre-dessert, il cameriere che ti riordina il tovagliolo.

La Michelin nasce come guida per i viaggiatori, perché gli esseri umani hanno questa fastidiosa necessità di dover nutrirsi ogni tot ore, ma purtroppo la combo di ispettori e chef ha sovvertito il principio di causa-effetto, per cui si vive per mangiare, incatenati al tavolo, come polli di allevamenti intensivi.

Si può anche capire che non tutti siano adatti a lavorare con il pubblico, però  obbligare degli sconosciuti a fare quello che vogliamo è sadismo: se un viaggiatore mi chiede di fermarsi a mangiare, non bisognerebbe imporgli il sequestro, e sarebbe anche cortesia chiedergli cosa preferisce, altro che menu degustazione.

Viene in mente un'orrida tradizione anni '80, quando un amico dei genitori con il pallino dei viaggi li invitava a casa per mostrare le diapositive delle vacanze; per fortuna, pare qualcosa che si stia muovendo: la fine del fine dining è una speranza, il pubblico (e lentamente anche la Michelin) iniziano a punire queste aberrazioni.

Qualche ricordo personale: un ristorante che aveva due stelle e quest'anno le ha perse entrambe, in cui entrai ipotizzando di mangiare alla carta, ma visto che c'era solo il menu degustazione me ne andai immantinente, con lo chef che uscì dalla cucina per vedere in faccia il reo di lesa maestà.

A Milano invece, in uno stellato in cui sono andato all'ultimo tanto è sempre vuoto e che fino all'anno scorso faceva menu alla carta, il cameriere, di fronte alla mia richiesta di fare solo 2 piatti del menu di 5 portate, è andato in cucina a chiedere il permesso che si potesse fare (beninteso, ho pagato il menu intero).

Basta davvero con queste cene come performance atletica, 13 portate, 280 euro: vogliamo (semplicemente mangiare per) vivere.

Le immagini sono tratte dai profili Instagram di chefsghetto e gamberorosso