Buffon addio

Dunque sabato pomeriggio Gianluigi Buffon giocherà la sua ultima partita con la Juventus e in serie A, in coda a una stagione soprattutto di grandi amarezze: niente Champions League, niente sesto Mondiale con l'Italia, niente record di presenze in serie A (chiuderà a 640 con Maldini a 647: si è infortunato in autunno quando il traguardo sembrava alla portata). Così chiude il più grande portiere della storia del calcio italiano, mostruoso per continuità prima ancora che per i singoli exploit, comunque clamorosi: personalmente la parata su Inzaghi a Manchester 2003 rimane il vertice della carriera, anche se c'è quella parata in amichevole contro il Paraguay che ha del surreale anche a vent'anni di distanza. Con gli anni ha perso smalto ed esplosività guadagnandone in esperienza e razionalità, almeno tra i pali; ha cercato di venire a capo di una carriera e di una vita privata non così semplici, ha raccontato la propria depressione, si è infilato sempre più spesso in polemiche incomprensibili, cercando di darsi un tono che nessuno gli aveva chiesto di tenere, con tutte le pernacchie e le contumelie del caso. Perciò lascerà il calcio italiano senza unire alla maniera dei Maldini, dei Del Piero, anche dei Totti, ma lasciando suo malgrado una scia di sarcasmo e di veleno. L'ha detto anche sua sorella: "Continuano ad arrivargli tante lettere, ma dall'Italia sono solo insulti o richieste di soldi". Forse proprio per i soldi, dicono i maligni, continuerà a giocare: quei soldi che rappresentano il vero lato oscuro della sua vicenda privata ma per forza di cose pubblica, come capita alle leggende, anche alle leggende costrette come lui a pubblicizzare patatine, videogames, lo shampoo antiforfora. Buffon lascia di sé un'immagine tormentata, più tormentata della media, di chi si è accorto con sgomento che il denaro, la gloria e il successo non bastano per venire a capo del mistero della vita. Quella vita che gli ha dato la gioia più grande - il Mondiale 2006 - anche se si era tuffato dalla parte sbagliata per cinque rigori su cinque.

Giuseppe Pastore