al popolo serve un avventuriero risoluto, non un medico pietoso
Al popolo serve un avventuriero risoluto, non un medico pietoso
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Dopo un paio di notti di speranza, da una finestrella della chiesa viene lanciato al suo interno un pezzo del medico, non ricordo se una mano o la testa. Il figlio del capo tribù è morto. Disperazione generale, ed è allora che il duro del gruppo, un avventuriero pronto a tutto, pronuncia la frase che ho citato. Sì, lui ce l’avrebbe fatta, qualcosa avrebbe escogitato, avrebbe inventato qualche diavoleria salvando la propria pellaccia e gli amici. Come in effetti nel film farà. Non sa niente di milze e fegati ma la sa lunga sugli uomini, sulla loro natura profonda, sa che chinano la testa davanti a un duro che sa il fatto suo, uno che nemmeno all’inferno si perde d’animo, uno che coi diavoli fa affari e con le streghe ci balla. Se per tanti anni la scena del film mi è rimasta impressa è perché potessi evocarla questi nostri tempi. Non basta la sapienza, la saggezza, l’onestà, la morale, la generosità, l’intelligenza, niente basta quando la tempesta che sta scuotendo un paese sembra perfetta e non molla la presa.
Occorre un tipo che la sa lunga, che ci sa fare e mille volte l’ha dimostrato nella sua vita, uno stregone più abile dei feroci tagliatori, uno che se ne freghi dello spread, del pil, del pool, e di tutti gli spettri agitati dai lupi ed enfatizzati dai media giusto per spaventare la gente e far perdere loro la speranza e la voglia di lavorare e intraprendere. Quel che conta, ora e sempre, è buttare i soldi là dove possono produrre altri soldi. A quest’avventuriero vanno naturalmente concessi vastissimi poteri e una silente tregua sociale, nessun nemico avrebbe paura di uno che mentre sta trattando a muso duro può sentirsi alle spalle il frigno della mogliettina che lo rimbrotta perché non la coccola abbastanza.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
di Umberto Silva
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